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Lancia TREVI; che passione!

La mia passione per questa automobile nasce fin da piccolo, quando osservavo mio padre uscire la domenica, tra le montagne del mio piccolo paesino. Sono stato sempre affascinato dalle macchine d’epoca, tanto da riuscire a farne un lavoro.

Il mio obiettivo principale, quando ho avuto una mia indipendenza economica è stata la ricerca della “mia” Lancia Trevi, con il dettaglio per eccellenza: compressore volumetrico.

Ci fu un breve periodo, intorno alla fine degli anni 70/80, in cui alcune Case automobilistiche modificavano le berline due volumi e le trasformavano in tre volumi. 

Erano vere e proprie operazioni di marketing.

In Italia, la prima in tale direzione fu Lancia, che doveva rispondere alla propria clientela che chiedeva un ritorno di una berlina tre volumi dopo la 2000, e in seguito alla parentesi Beta. Prendendo spunto proprio da due volumi di Beta, nacque Trevi.

“Tre” come i volumi, “v” e “i” come la prima e ultima lettera di volumi.

La particolarità si trova tutta nella zona posteriore, ridisegnata, all’epoca, in contrasto con la parte frontale con forme filanti. 

Il padiglione fu reso più abitabile e l’inclinazione del lunotto permetteva una maggiore visibilità. 

Ma, nonostante questo nel 1983 la Trevi passa praticamente inosservata e nel 1984 si assiste alla fine della produzione. 

Lancia Trevi ha lasciato 40mila esemplari costruiti e tante incomprensioni, cadendo spesso nel dimenticatoio.

I valori base, inconfondibili della Beta sono: trazione anteriore, tenuta di strada senza confronti, sistema frenante esclusivo Superduplex, prestazioni ai vertici della categoria.

Il tutto è integrato da un sistema elettronico di controllo, il c.d. Control System, che permette di verificare all’istante, sia prima dell’avviamento che durante la marcia, la corretta rispondenza di ogni funzione.

Tutte queste caratteristiche, particolari e uniche, mi hanno spinto sin dal primo momento a comprendere il valore di questa vettura, sottovalutata nel passato ma che oggi la rendono unica nel suo genere.

Le auto d’epoca vanno comprese, studiate. 

Il mio lavoro oggi è questo, diffondere concezioni del passato (automobilisticamente parlando) riportandole al presente.

Antonio Zappia