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D’EPOCA E INSICURE

Ho sentito spesso commenti da bar in cui il concetto di leggerezza veniva abbinato a insicurezza del veicolo e quindi più pesante è, più sicura è in curva.

Ricordo, e credo di non essere il solo, quelli che si vantavano di essere esperti sostenendo che la qualità di una vettura era data da come si chiudevano le porte. Certo, una porta pesante ha un’inerzia importante e chiudendosi da quel senso di oggetto massiccio.

Ma chi ha ancora quelle poche competenze di fisica che ci hanno insegnato a scuola, sa che un oggetto oppure una vettura più è leggera meglio gira, meglio frena, più prevedibile è.

E quindi a quel venditore anni ’60 che apriva e chiudeva le porte nel salone della concessionaria per far emergere la solidità sarebbe stato il caso di spiegargli un paio di concetti.

Ricordate il file di Dino Risi “Il Sorpasso”? Gassman e Trintignant ne combinano di tutti i colori con un Aurelia B24S ed è emblematico come il concetto di comportamento stradale dell’epoca, grazie al cielo, oggi, sia sparito o meglio, evoluto.

Le strade non consone al boom automobilistico degli anni 60, comportamenti al limite del criminale e una tecnica automobilistica latitante sulla sicurezza fecero, quantunque non lo si creda, delle vere carneficine se comparate a parità di parco circolante con gli incidenti di oggi.

Ma veniamo alla tecnica. Se alcuni di voi si sono imbarcati nel restauro di un’auto d’epoca consiglio soffermarsi su come, anzi come non erano concepite per la sicurezza passiva.

Barre rinforzo porta inesistenti, strutture deformabili sconosciute, volanti e piantoni non collassabili, fanaleria che era più un esercizio di stile che uno strumento di illuminazione, ma soprattutto l’interno in caso di urto.

Lo sapevate che negli anni ’60 se in listino c’era, come opzione, le cinture di sicurezza, il pubblico le considerava come una debolezza della vettura?

Nel corso di alcuni dei miei restauri ho osservato come in caso di urto frontale non c’era scampo sulle vetture anni ’60.

Sulla mia Fiat 600D Multipla, per esempio, le gambe sono a sbalzo rispetto all’asse anteriore e quindi in caso di urto frontale lascio a voi immaginare le conseguenze.

 La scatola guida è all’altezza delle ginocchia, i freni sono tutti a tamburo, la pompa dei freni è dietro al paraurti anteriore e montanti anteriori e centrali sono di lamierino.

Potrei continuare ma penso che il buon Giacosa (celebre ingegnere Fiat che lasciò un segno indelebile a Mirafiori) avesse all’epoca altre priorità, anzi, non era nelle sue corde pensare che in caso di…. 

Oggi sento commenti come “le auto moderne appena le urti si smontano, i costruttori le fanno volutamente di carta per guadagnare sui ricambi; quelle di una volta si che erano solide”.

“Beata ignoranza!” sarebbe da rispondergli e spiegare a questi fenomeni che dissipando energia si salvano le vite e che meno G (decelerazione) prendi e più sopravvivi. 

Come vedete il venditore anni ’60 si è evoluto ma rimane sempre lui, simpaticamente ignorante.