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La fine del viaggio

Nelle puntate precedenti (clicca qui) vi ho raccontato il mio viaggio, epico, da Roma a Parigi in Bianchina panoramica.

La partenza da Nevers cittadina che, a suo tempo, vide i Gonzaga risiedere, si svolge in un clima autunnale e direi quasi invernale.

Fa un freddo becco e la nebbia copre ogni cosa, ma un barlume di cielo azzurro ci dice che la fortuna metereologica che ho avuto finora continua.

Come sempre seguo la RN7 che, come dicevo nelle altre puntate, è il prolungamento della nostra Aurelia.

Ormai qualunque imprecisione del cambio o accenno di calo di potenza del motore mi mette in allerta viste le avventure dei giorni passati, ma per il momento la campagna della Borgogna sfila via con un cielo azzurro e paesaggi mozzafiato.

Ho vissuto in quella regione per circa 2 anni e mi ricordo di una stazione di servizio stile anni 60 che era sulla statale che conduce a Parigi.

La cerco su Intenet “et voilà!” eccomi arrivato al “Relais des 200 bornes”! un simpatico ristorantino francese in mezzo alla campagna stile anni 60.

Bornes in francese significa pietra miliare e quindi sono a 200 km da Parigi.

La pompa di rifornimento è ormai fuori.

Faccio comunque una foto facendo finta di fare rifornimento nella pompa dell’epoca e la pistola sembra essere più un giocattolo che altro.

Non ci sono più le pompe di una volta!!

All’interno è una serie infinita di targhe di Rally passati e di foto di altri che, scopro poi, adorano fermarsi in questo posto che è un po’ la mecca dei collezionisti.

Riprendo la strada ma aimè la RN7 di oggi diventa spesso una superstrada e la mia velocità di crociera mi trasforma subito in ostacolo cosa che i mezzi pesanti odiano.

Opto quindi per stradine di campagna allungando così l’ora di arrivo a Parigi dove mi aspetta Serge nel suo ristorante italiano (italiano lo dice lui….).

Sono alle porte di Parigi.

Il traffico si intensifica, la gente mi supera anzi si affianca vede questa strana vetturetta e poi tira dritto sicuramente pensando: “À ces italiens!” modo affettuoso per definire gli italiani.

Mi sto preparando psicologicamente all’arrivo e ripenso a quei momenti di sconforto in cui, con la macchina guasta, non sapevo che fare.

Mentre sono assorto nei miei pensieri assaporando la mia piccola vittoria e cioè da Roma a Parigi in Bianchina sento accanto a me una sirena. Mi giro e vedo un gendarme in moto che mi affianca e mi fa cenno di fermarmi.

I pensieri svaniscono e iniziano i scenari più foschi.

Mentre accosto penso a:

Targa nera – chissà se all’estero vale

Libretto a pagine – stessa riflessione

Macchina d’epoca – magari permesso speciale per circolare in città (cosa che non ho)

Mi arrestano perché…. perché sono matto a fare questo viaggio.

Sono fermo, tiro giù il vetro e invece di sentirmi chiedere “vos papiers svp” che tradotto significa “documenti prego” vedo il gendarme che fa il giro di Penelope.

Si ferma sul posteriore e guarda il prespaziato sul lunotto che mostra il tragitto (Roma – Parigi) che sto facendo.

Arriva un altro gendarme e la cosa mi incuriosisce dato generalmente viaggiano in 2.

Io, sempre alla guida, aspetto che mi dicano qualcosa.

“Vous parlez français?” mi chiede; gli rispondo di si visto che appunto il francese è la mia lingua madre.

Non mi chiede nulla se non che non sapeva che Autobianchi facesse una meraviglia del genere!

Ve la faccio breve: è un collezionista di fiat 500 e rimane estasiato dal coraggio che ho avuto a fare un viaggio così lungo.

Mi chiede se voglio che, lui e il suo collega, mi scortino fino all’inizio del “Périphérique” che non è altro che Raccordo Anulare di Parigi. “Niente foto però” mi dice “perché sono in servizio”.

Arrivo a Parigi in pompa magna! Place d’Italie per rimanere in tema.

Mi concedo di percorrere i Champs Elysées e di passare davanti al Louvre fermandomi per una foto. Vengo assalito da una comitiva di belle cinesi.

Finalmente arrivo al ristorante di Serge dove per l’occasione ha invitato un gruppo di appassionati del club Autobianchi di Parigi.

Sono stanco ma soddisfatto e consapevole che ho fatto qualcosa di eccezionale che rimarrà nella mia memora per sempre.

La pagina Facebook che riguardo con tenerezza prima di addormentarmi è strapiena di congratulazioni e domande.

Fine del viaggio mi dico mentre ripercorro con la mente tutto il viaggio.

Mi viene in mente una citazione non so più di chi:

“Non è dove vai ma come lo fai”.

Prossima puntata consigli utili per un lungo viaggio con una 500/Bianchina.