GT Veloce “Special” – Viaggiare in salotto
A cura di Eugenio Mosca
Spesso, a proposito di un’auto particolarmente confortevole nella marcia, e magari con un interno molto elegante, ci è capitato di sentir dire: “è come viaggiare in un salotto”.
A volte anche riferito ad auto d’epoca, in questo caso a patto che si tratti di un modello di un certo pregio, mentre solitamente le classiche con caratteristiche sportive sono generalmente più spartane e concedono meno al comfort.
Ma si sa, altrettanto spesso, può capitare che i luoghi comuni vengano smentiti. E’ il caso della GT Veloce “Special” realizzata da Alfa Delta, con performance decisamente sportive ma anche un interno che, indiscutibilmente, si può tranquillamente definire un salotto viaggiante, per conformazione e materiali.
In definitiva, un perfetto mix in grado di accontentare un cliente particolarmente esigente, con pruriti decisamente sportivi, fino alla frequentazione della pista, ma che ama stare in macchina come se si trovasse accomodato in uno dei tanti salotti del suo negozio.
Le “Special”
Ma prima di vedere com’è nata l’idea e come ha preso forma questo affascinante progetto, ci preme tornare ancora una volta sul concetto di “Special”. In tema di restauri esistono varie correnti di pensiero.
I puristi ammettono solo due possibilità: restauro conservativo oppure, se necessario date le condizioni in cui si trova la vettura, parziale o totale ma sempre nel completo rispetto dell’originalità, cercando di salvaguardare il più possibile i particolari originali.
I meno intransigenti, invece, arrivano a concedere qualche piccola libertà in nome dell’affidabilità, pur restando nell’ambito della stretta originalità delle componenti.
Negli ultimi anni sentiamo sempre più parlare di “restomod”, definizione che deriva dalla crasi tra le due parole anglosassoni restore e modern, un fenomeno che partito con l’idea di conservare l’aspetto generale di un modello classico “aggiornandolo” dal punto di vista tecnologico ha via via perso la corretta “traiettoria” con la voglia di stupire ad ogni costo pur di creare veicoli estremi, magari da vendere a cifre altrettanto estreme sfruttando il fascino di un modello iconico, fino all’eresia dell’elettrificazione.
Quelle che noi definiamo “Special”, invece, sono tutt’altra cosa. Innanzitutto il modello di base rimane del tutto invariato, quindi niente improbabili telai o carrozzerie in carbonio, così come non vi sono diavolerie elettroniche all’interno e le personalizzazioni, perché di questo si tratta come del resto poteva essere fatto all’epoca, sono eseguite utilizzando particolari che provengono dallo stesso marchio, oppure particolari speciali realizzati in funzione del modello in questione. Variazioni il più delle volte richieste dal cliente stesso, perciò proprio in questo caso la capacità del professionista è quella di proporre modifiche in grado di soddisfare le aspettative ma in linea con lo spirito della vettura.
Che idea!
Come nel caso della vettura che ci accingiamo ad illustrare: una Alfa Romeo GT Veloce, sulla quale è stato montato un motore 2.0 litri, con preparazione vicina a quella di una Gruppo 2 da corsa ma adeguato per garantire prestazioni decisamente brillanti ma fruibili per un utilizzo stradale, così com’è stata ottimizzata la ciclistica, mentre l’interno è stato personalizzato su richiesta, e progetto, del cliente.
Per un risultato finale che potremmo definire il perfetto mix tra un fedele restauro ed una elaborazione eseguita con cognizioni tecniche corrette, in linea con la vettura, e quel pizzico di fantasia in più in grado di fare la differenza tale da meritarsi l’appellativo di “Special”.
Recupero storico
Peraltro la storia parte con una vena romantica, perché la “nostra” GT Veloce è stata “ritrovata” in un capanno tutto di legno, degno del classico “fienile”, insieme ad alcune altre vetture. La protezione tutt’altro che ottimale garantita da quel “ricovero” aveva indubbiamente inciso sulle condizioni di “salute” della scocca della vettura, che inoltre era priva del motore, difficile da recuperare data la particolarità, e del parabrezza.
Insomma, una situazione che generalmente avrebbe suggerito di lasciar perdere, ma dato che si trattava di una GT Veloce del 1966, quindi una prima serie delle GT, con pedali e parafanghi bassi, peraltro in versione “Veloce” quindi piuttosto rara, ha contribuito a riconsiderare la possibilità di un recupero.
E date le condizioni della scocca, tali da richiedere certamente un intervento profondo, oltre alla mancanza di buona parte della meccanica, Roberto Restelli aveva già pensato ad una trasformazione della vettura in “Special”, utilizzando molte delle parti meccaniche comunemente utilizzate da Alfa Delta per la preparazione delle proprie auto da competizione.
Il tocco finale è poi arrivato quando un cliente chiacchierando con il titolare di Alfa Delta è rimasto colpito dal progetto, essendo un appassionato della guida sportiva che spesso frequenta la pista per dei track day, tanto da concludere al volo l’acquisto della vettura che ha però voluto completare con suo tocco personale per la colorazione e soprattutto per gli interni, data la sua attività di commerciante in arredi per interni di abitazioni.
Scocca sanificata
Dopo lo smontaggio completo della vettura, sono stati asportati i fascioni sottoporta per verificare lo stato di corrosione della parte interna dei longheroni, area notoriamente critica su vetture d’epoca esposte agli agenti atmosferici.
Quindi la scocca nuda è stata sottoposta a termosverniciatura, trattamento termico atto a rimuovere tutti i materiali dai lamierati, strati di vernice e protettivi vari, che termina con una sabbiatura leggera per rimuovere i residui senza compromettere le forme e la consistenza degli stessi, soprattutto nelle aree intaccate dalla corrosione.
La scocca è stata poi posizionata sul banco dima, presso la Carrozzeria 2000 di Cerro Maggiore, in modo tale da poter eseguire la verifica approfondita dello stato dei lamierati e le successive lavorazioni necessarie con la garanzia del mantenimento del corretto allineamento.
La verifica ha confermato che la corrosione aveva intaccato la parte inferiore della scocca, anche se fortunatamente in misura inferiore ai timori, e superficialmente in alcuni dei punti tradizionalmente più a rischio, come la parte superiore della curvatura dei parafanghi e la cornice dei vetri posteriori. I fondi anteriori sono stati sostituiti mentre quelli posteriori, sani tranne per qualche piccolo accenno di corrosione sanificato con riporto di materiale, sono stati ripristinati e mantenuti.
I fascioni sottoporta sono stati sostituiti, dopo aver risanato la parte interna dei longheroni, così come il fondo del baule posteriore e il cofano posteriore, mentre nell’ottica di conservare il più possibile l’originalità della vettura, le altri parti che presentavano accenni di corrosione sono state ripristinate tramite la sostituzione di porzioni di lamiera, tranne la sostituzione dell’intero parafango posteriore sinistro.
Terminato il lavoro di lattoneria si è proceduto alla prova di montaggio delle parti mobili, portiere e cofani, e smontabili, come gruppi ottici, mascherina e fregi vari, per verificare accoppiamenti e arie necessarie al movimento.
“Antracite” Alfa
Terminata la verifica i particolari sono stati smontati e si è proceduto alla preparazione della scocca, e delle parti mobili separatamente, per la verniciatura. Tutte le superfici sono state accuratamente pulite con un prodotto sgrassante per eliminare i residui delle lavorazioni precedenti, quindi dopo un leggero strato di fondo epossidico protettivo è stato steso, sulle parti interessante dai lavori di lattoneria, un leggero velo di stucco poi lisciato con carta abrasiva a grana 400 e 500.
A questo hanno fatto seguito due strati di fondo, epossidico e catalizzato, lisciati con vari passaggi con carta abrasiva fino alla grana 800, in modo tale da garantire l’allineamento perfetto delle superfici e l’eliminazione di qualsiasi imperfezione.
Dopo avere sigillato con apposito mastice l’accoppiamento dei lamierati, del fondo con tunnel centrale e le parti scatolate laterali, sulla parte inferiore della scocca e dei passaruota è stato steso un leggero strato di materiale protettivo siliconico.
Sul pavimento, all’interno dell’abitacolo, sono stati nuovamente applicati i pannelli catramati che assolvono anche al compito di isolamento acustico.
Per il colore la scelta del cliente si è orientata su un particolare “Antracite”, riportato nel catalogo Alfa GT di Bertone in un periodo successivo a quello della Veloce, del quale sono state dipinti pochi esemplari di vetture. Quindi si è passati alla verniciatura, con due strati di vernice in rapida successione, asciugati prima con passaggio in forno e poi lasciati cristallizzare per una settimana prima della lucidatura finale, con un primo passaggio leggero con macchinetta e successivamente manuale.
Privilegiata la coppia
La scocca è quindi tornata presso l’officina Alfa Delta, dove nel frattempo era stata preparata la parte meccanica, per l’assemblaggio. Per il motore è stato scelto un 2.0 litri denominato “Stelvio”, una serie di motori appositamente preparati da Alfa Delta per un utilizzo stradale sportivo.
La preparazione si rifà a quella di Gruppo 2: la parte inferiore con bielle in acciaio Arrow, pistoni stampati, ma meno compressi di quelli racing, e volano in acciaio, mentre la testata, oltre alle lavorazioni di camera di scoppio e condotti, monta valvole maggiorate con molle specifiche e piattelli in Ergal, alberi a camme più spinti ma con una fasatura adeguata per privilegiare la coppia ai bassi regimi, impianto di scarico in acciaio inox, compresi i collettori di scarico singoli con bendatura esterna, del diametro di 60 mm con doppi silenziatori, carburatori doppio corpo Weber da 40 mm con tromboncini ricurvi, che possono essere sostituiti dalla cassa filtro in occasione della verifica per revisione.
Sostituiti, in nome della maggiore affidabilità, anche tutta una sere di accessori: lo spinterogeno monta pick-up interno invece delle puntine, l’alternatore è del tipo più piccolo utilizzato anche per le corse, di concezione moderno della Denso, così come la batteria è del tipo a gel e la pompa benzina è elettrica, tipo quella GTA, montata nella parte inferiore della scocca.
Dato che la scocca è della prima serie, con il famigerato “scalino” anteriore, il montaggio del motore 2.0 litri, il cui vertice si viene a trovare sopra quello de radiatore, ha richiesto una serie di modifiche al circuito di raffreddamento, con la circolazione del liquido forzata. Perciò, oltre ad una modifica alla parte superiore del radiatore, è stata aggiunta una vaschetta di espansione in alluminio a ricircolo.
Contestualmente è stato modificato anche l’impianto di riscaldamento, sostituendo radiatore, ventola, tubazioni e rubinetto. Anche per lo sfiato dell’olio è stata aggiunta una apposita vaschetta di recupero in alluminio. Il quattro cilindri bialbero 2.0 litri “Stelvio” in questa conformazione eroga una potenza massima di 175 CV a 6.500 giri/min, ma soprattutto vanta una coppia di 22 kgm (220 Nm) a 4.000 giri/min, con 18 kgm già disponibili a 2.500 giri/min.
L’incremento di prestazioni ha, ovviamente, richiesto un adeguamento anche della trasmissione. Sono stati mantenuti il cambio originale a 5 rapporti, completamente revisionato, e l’albero di trasmissione, bilanciato e montato con bulloni maggiorati da 9 mm, completato dal giunto dotato dei due cerchietti di alluminio di contenimento, come sulla GTA.
Per il ponte è stato invece montato quello della versione 2.0, con rapporto 10/43, che ha il vantaggio di avere corona e pignone più grossi, così come cuscinetti e semiassi, tali da garantire maggiore affidabilità.
Double face
Per quanto riguarda l’assetto, con una altezza da terra abbassata di 40 mm, sono stati mantenuti i bracci originali, sabbiati e riverniciati in polvere di colore nero, così come si è cercato di mantenere la bulloneria originale in buono stato, sottoponendola ad accurata pulizia e trattamento di zincatura argentea o dorata come in origine, mentre per il resto sono state adottate componenti di tipo sportivo arrivando ad ottenere una configurazione più rigida all’anteriore, tale da garantire maggiore direzionalità, e più morbida al posteriore privilegiando trazione e comfort.
All’anteriore sono stati anche sostituiti i bracci superiori con altri, fissati con boccole più rigide, che consentono la regolazione dell’angolo di camber, oltre ad una barra antirollio Eibach da 27 mm, con biellette e testine di fissaggio più rigide (tipo Duetto). Naturalmente sono state sostituite tutte le boccole di fissaggio dei bracci e le testine.
Al posteriore, invece, sono state montate tutte le boccole di fissaggio Superflex, in materiale più rigido, oltre alla barra antirollio maggiorata della Eibach.
Gli ammortizzatori, Bilstein stradali di tipo sportivo, sono abbinati a molle Eibach di dimensioni come le originali ma di carico maggiore.
L’impianto frenante utilizza un kit OKP con dischi freno autoventilati anteriori da 272 mm accoppiati a pinze tipo Montreal, mentre al posteriore sono montati dischi e pinze Ate delle GT di ultima generazione, che hanno richiesto la sostituzione dei mozzi ruota. L’impianto è completato dalla pompa freno originale con servoassistenza e tubetti flessibili ad alta tenuta con treccia metallica esterna.
Infine, per soddisfare la volontà del cliente che voleva una vettura divertente su strada ma anche adeguata ad affrontare la pista per dei track day, sono stati approntati due set di cerchi in lega tipo GTA replica da 7Jx15”, calzati rispettivamente con pneumatici stradali maggiorati da 205/50 15 e semislick Yokohama da 190/50 15.
Identità con i baffi
La carrozzeria, priva di paraurti per dare un’immagine racing, è stata completata con il montaggio di gruppi ottici nuovi, sia anteriori che posteriori, mentre è stata mantenuta la griglia originale, rigenerata, con i caratteristici tre baffi. Lo stesso è stato fatto per le superfici vetrate: in un primo tempo si sarebbe voluto montare i vetri azzurrati tipo GT 2000, ma poi si è optato per mantenere quelli originali, tranne per il parabrezza che mancava, che riportano l’anno di costruzione. Piccoli particolari che fanno la differenza.
Anche l’impianto elettrico è stato mantenuto, dopo accurata verifica e sostituzione di cablaggi e accessori, mentre l’impianto di riscaldamento è stato rifatto ex novo. Unica concessione alla modernità, l’applicazione di due prese USB per garantire la connessione e ricarica del cellulare, mentre non è stata montata l’autoradio.
Eleganza e cura nei dettagli
Per gli interni, il cliente oltre a fornire i materiali per i rivestimenti di sedili, pannelli e plancia, ha disegnato anche il progetto, mentre la realizzazione è stata eseguita dal tappezziere di fiducia di Alfa Delta.
Per prima cosa i tecnici di Marnate hanno restaurato l’intelaiatura dei sedili originali, di tipo sportivo senza poggiatesta ma avvolgenti così da garantire un buon contenimento laterale. Questi sono poi completati con l’imbottitura e rivestiti con pelle Frau color biscotto ai lati e nella parte posteriore, mentre la fascia centrale è in tessuto con disegno “Principe di Galles”, così come quelli posteriori.
Lo stesso tema è stato ripreso per i pannelli delle portiere e quelli laterali posteriori.
Anche la plancia originale è stata ripristinata e rivestita: la parte centrale a tutta larghezza, con lo sportellino del vano portaoggetti a destra e a destra il quadro strumenti, rigenerati sia perché in buone condizioni sia per la particolarità del tachimetro del modello “Veloce” con fondo scala a 220 km/h, è stato ricoperto con la pelle Frau, mentre la banda inferiore e la palpebra superiore sono rivestite di tessuto Alcantara nero opaco, così come il piano della cappelliera, mentre il cielo è rivestito con un tessuto a trama moderna incollato direttamente al soffitto.
Il rivestimento del pavimento e del tunnel è realizzato in moquette grigia, confezionata su misura come l’originale. Per un colpo d’occhio di un’eleganza spettacolare.
Non solo: per soddisfare appieno le voglie pistaiole del cliente, sono stati approntati anche due sedili racing, rapidamente intercambiabili con quelli anteriori originali, abbinati a cinture di sicurezza a quattro punti. D’altronde, al cuore non si comanda!